Centro Italiano di Bogotà

Questa mattina parchetto vicino e oggi pomeriggio Centro Italiano di Bogotà per andare in piscina.Al parchetto Juan è di incredibile buon umore, ride e scherza e dà persino i baci ad Ale. Che bello!
Il Centro Italiano di Bogotà è una grande struttura, per potersi iscrivere (è una specie di club) si versano 50’000 pesos (circa 25€) a famiglia e, a seconda delle versioni, si è a posto per tutta la vita oppure per un anno. L’unica accortezza per l’iscrizione è non aver fretta oppure narcotizzare i bambini.
All’interno si trova una piscina olimpionica, un bar, un ristorante, dei giochi per i bambini, i tavoli da ping pong, i campi da squash e degli orribili manichini vestiti con i costumi tradizionali delle regioni italiane. Bar e Ristorante a parte il resto è gratis (dubito che qualcuno voglia prendersi i manichini). Anzi per la piscina ti forniscono loro ciabattine, braccioli e asciugamani.
L’ansia da piscina per Juan inizia a montare in tarda mattinata e diventa opprimente (per noi) dopo pranzo. Alla fine arriva anche il taxi e riusciamo a raggiungere la meta agognata.
In acqua Mariana sta appiccicata ad Ale, ma non sembra avere particolare paura. Dopo un po’ riesce a rilassarsi e Ale la sdraia in acqua. Io mi aggiungo alla scia e le faccio fare i tuffi dal bordo.
Juan invece è piuttosto diffidente (all’inizio è Molto diffidente). Anche lui riesce un po’ a rilassarsi e, per qualche secondo, a stare a galla da solo con l’aiuto dei braccioli.
Il rientro è un crescendo di tragicità: aspettiamo parecchio il taxi, mentre Mariana inizia a provocare l’autorità costituita (noi). Quando ben siamo nel taxi, inizia i suoi capricci con urla strazianti dicendo “ahiahiahi”, mentre tenta di graffiarci.

Questa sera ci ha telefonato l’avvocato: domani andremo a ritirare la Certificazione di Conformità. Se non abbiamo capito male, una volta che questa certificazione è apostillata, tutto deve essere tradotto e quindi inviato in Italia, dopodichè passaporto e visto e poi … a casa (quella vera)!
Questa mattina Alessandra ha detto: “ehi, ci pensi che per settimana prossima è fissato il biglietto del ritorno?!”. Anche se non è detto che il 18 prenderemo davvero quel volo, fa un certo effetto pensare che ormai ci siamo: le 6 settimane previste stanno, a volte lentamente, a volte ancora più lentamente passando.

Mentre andavamo al parchetto, Juan vede un angolo di una casa e mi dice (traduco per comodità): “lì vivono i ratti!” ah sì? “sì. Lo sai che una volta un ratto mi ha morso? Qui sul dito”. Senti un pugno nello stomaco quando questi pezzi di realtà concreta, di vita vissuta di tuo figlio, affiorano. Ti strappano da un’ideale vago e astratto di esperienze negative, di vita difficile che per quanto presente è indistinto e indefinito perché nella tua vita, curato, protetto, isolato, non hai mai sperimentato niente di tutto ciò.

Ba, l’idea non è niente male, come si dirà “catetere” in Spagnolo?
Fra, grazie per avermi tolto 3 anni 🙂 (ti rispondo in una mail privata… priva di insulti)

La Colombia è anche una natura stupenda, fiori, frutti e piante esotici che crescono in ogni fazzoletto di terra.
Il parchetto vicino ha pure la sabbia… cosa vuoi di più?

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