Monserrate

Questa mattina abbiamo preso il taxi per andare a Monserrate, un santuario costruito su un cerro di Bogotà raggiungibile in funicolare o in funivia. Mi raccomando, se vi capita, utilizzate solo un tassista di fiducia che vi aspetti al ritorno perché la zona è malfamatissima. Addirittura è sconsigliabile la salita a piedi se non di domenica perché la montagna è piena di ladri!
Almeno questo è quello che ci hanno detto qui a El Portal ed il tassista di fiducia.
Saliamo con la funicolare, un pittoresco trenino a scalini che si inerpica per la ripida salita. In cima si gode una vista mozzafiato: kilometri e kilometri di Bogotà si stendono tentacolarmente sotto i nostri occhi. Fino a dove spazia lo sguardo (e oggi spaziava per un bel po’) si vedono case e costruzioni.
La chiesa bianca domina la sommità del monte e le poche costruzioni: l’arrivo della funivia e un ristorante. Passata la chiesa c’è una sequenza di bancarelle, cianfrusaglivendoli e trappole per turisti.
Durante questa gita Mariana è entusiasta. Anzi possiamo dire che Mariana è stata allegra per tutta la giornata. Mentre Juan ha una piva lunga tre metri (Non è che mi ripeto, è che anche ieri alla Candelaria, aveva esattamente la stessa espressione). Appena entriamo nel vicolo delle bancherelle inizia la raffica di “quiero este – me gusta mucho”. L’oggetto più pittoresco richiesto da nostro figlio è stata una zampa di capra imbalsamata. Molto utile per rompere il ghiaccio con le ragazze: “Ehi, sai che ho una zampa di capra imbalsamata?”
L’umore migliora un po’ quando prendiamo la funivia per scendere (praticamente 5′) e ripeggiora una volta saliti sul taxi.
Al ritorno il taxista ci dice che domenica possiamo approfittare di una particolare combo festiva per cui possiamo vedere la cattedrale di sale a Zipaquiria e la fattoria-parco dei divertimenti di Panaca ad un prezzo ridotto. A parte la partenza alle ore 8:00, l’idea di stare fuori tutto il giorno ci spaventa ancora… facciamo che chiamiamo noi, eh!?
Oggi pomeriggio io e Mr. Piva, andiamo a vedere il film “Wall-E”, mentre Ale e Mariana restano a El Portal. Il film è carino e divertente. Al ritorno ricomincia la piva che dura tutta la sera, cena compresa. Mentre Mariana aiuta il personale dell’albergo a sparecchiare.
Abbiamo chiamato la referente che ci ha detto che tutte le nostre carte sono state inviate a Roma, alla Commissione Adozioni Internazionali, il che significa che intorno a martedì potrebbero ritornare in Colombia con l’autorizzazione all’ingresso. A quel punto sarà sufficiente fare il visto e, se lunedì avremo fatto i passaporti, potremo salire sul primo aereo in partenza per Malpensa (sperando che le pive rimangano a Bogotà… non ne sentiremo la mancanza).

Come si mangia a El Portal? Bene! C’è un piatto unico, molto ricco, sia a pranzo che a cena, birra e succo di frutta sono inclusi. I succhi sono buonissimi: li fanno loro con la frutta fresca. C’è sempre frutta e dolce… dopo cena, gli esausti genitori, per ripigliarsi un attimino si fanno un … ammazza-caffè, attingendo dal fornitissimo bar dell’hotel.

Col “bluso” nuovo, pronto per uscire.
I fidanzatini… di una volta.
Una parte di Bogotà, quello che si riesce a vedere da Monserrate.
Per convincere Juan a fare questa foto ho dovuto prenderlo in braccio e di corsa andare a mettermi in posa… l’autoscatto non perdona.
Malgrado le apparenze Mariana non sta mostrando, come trofeo, il piede di un altro bambino: è proprio il suo.

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