Tre cose che mi hanno colpito

Di tutto quello di cui abbiamo parlato ieri nell’incontro al CIAI, tre cose in particolare mi hanno colpito. In realtà le cose che mi hanno colpito sono molte di più e alcune hanno colpito anche duramente, ma poche hanno la sintesi di queste che sto per scrivere. La prima cosa è che il rapporto genitore-figlio è l’unico tipo di rapporto che funziona bene quando è sbilanciato. In generale i rapporti tra amici, tra fidanzati, tra marito e moglie, tra colleghi, funzionano bene e a lungo quando sono bilanciati, quando si instaura uno scambio equo nei due sensi.
Il rapporto tra genitore e figlio è invece sbilanciato – sarebbe come dire che la nuova generazione ha credito illimitato nei confronti della precedente.
Vista da una diversa prospettiva il momento di chiedere è quando si è bambini, il momento di dare è quando si è adulti…
La seconda idea che mi ha colpito è, un po’ la traslitterazione della poesia che paragona i figli alle frecce e i genitori all’arco di Khalil Gibran . Cioè che lo scopo non è quello di tenere i figli, ma di farli andare, e loro possono andare solo se “fanno il pieno d’amore”. Se non sono amati abbastanza non riescono a staccarsi perchè… hanno ancora credito.
Infine, mi hanno colpito sono state queste (circa) testuali parole: “Si metta il cuore in pace, per i prossimi 15 anni, i suoi momenti di pace e di tranquillità saranno dalle 9:00 alle 18:00 dei giorni lavorativi”.

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