Lo Spicologo dice che

(che poi è una donna)… dice che tutto è ok, ma non saltiamo alle risposte. Questa mattina l’appuntamento era alle 11:00 e fortunatamente siamo riusciti a non subire nessuna crisi, giusto qualche mugugnetto e impuntamenti minori risolti con la contrattazione delle patatine (si potrebbe anche dire “ricatto”, ma “contrattazione” è più politically correct).
Il Taxi arriva leggermente in ritardo facendoci temere di non arrivare in tempo all’ICBF. Ci accoglie l’interprete messa a disposizione dell’ente, un’italiana di Bolzano (madrelingua tedesca quindi) che ha sposato un colombiano e vive qui da 29 anni, tra l’altro anche lei madre adottiva. Una persona molto sensibile e disponibile.
A prima vista ha commentato “be’ vi vedo tranquilli… una coppia di Milano che è stata qui qualche mese fa, anche loro con due bambini, era molto più agitata”. Comunque Juan e Mariana vengono chiamati in un’altra saletta e noi entriamo in un ufficio con l’interprete, la psicologa colombiana e l’assistente sociale.
Ci fanno raccontare tutto (con l’interprete che ogni tanto parlava a noi in spagnolo e alle operatrici in italiano), loro annuiscono e prendono appunti. Ci chiedono anche dei nostri vissuti, di come ci siamo sentiti nei vari momenti di questa ancora breve ma _molto_ intensa avventura.
Alla fine ci hanno rassicurato molto sia gli operatori che l’interprete che ogni tanto aggiungeva il proprio contributo e commenti tipo “mi fate molta tenerezza”. È giusto che le cose vadano così e, anzi c’è stata una buona e rapida evoluzione. Certi rifiuti categorici di Mariana sono da interpretare come la risposta al nuovo ambiente quando, data l’età, non ci sono ancora gli strumenti mentali. Ci dicono che finora abbiamo fatto bene, di continuare così e che è importante mettere regole fisse sulle cose a cui diamo più valore ed essere elastici sul resto.
Alla fine ci hanno chiesto, nello stile “un’offerta che non si può rifiutare”, se volevamo posticipare la verifica dell’integrazione a mercoledì. Si poteva rispondere “no”??
In effetti ci hanno detto tante cose tranquillizzanti e tante cose utili, resta ancora qualche dubbio su come affrontare le crisi isteriche, anche se, come aggiungeva giustamente l’interprete, siamo noi ad essere presenti e quindi a poter capire come è meglio intervenire.
Usciti dall’ICBF ci siamo fatti portare dal fido Raul (il tassista di fiducia) in un locale tipico per mangiare qualcosa. I bambini non hanno molta voglia di rivelare i propri gusti, così scegliamo noi per loro, uguale, così non possono avere nulla da ridire. Anche il succo di frutta che inizialmente non vogliono, glielo facciamo ordinare (e alla fine se lo bevono con mucho gusto).
Ale prende una Bandeja Sencilla e io una Bandeja Paisa. Si tratta di due vassoi (“bandeja” significa infatti “vassoio”) pieni di … tutto. Carne trita, fagioli, uovo in camicia, salsiccia di due tipi, lardo, platano (che è una specie di banana), una specie di mango, un’insalatina, riso, un’arepa (una specie di frittella di farina di mais), nel mio c’era anche una bistecchina, giusto se dovesse rimanere ancora un po’ di spazio.
Impossibile finirli, ce l’impacchettano e li portiamo via.
Pomeriggio a casa con tre crisi di Juan sempre per delle stupidate. La prima piuttosto acuta con calci e pugni al sottoscritto, probabilmente per la gelosia nei confronti della sorella. La terza invece piuttosto fake, dopo qualche minuto di spinte e annaspi per riattaccare il cavo della televisione (che visto i precedenti era off-limits per questa sera), con espressione truce e mugugni strappalacrime, si mette a ridere e a giocare con altro…
Istantanee commoventi del giorno: Mariana a cena che dà da mangiare ad Alessandra (che visti gli spettacoli di prima non è che avesse tutto questo appetito). Sempre Mariana che porta prima una forchettata di pollo a Juan in camera sua in piena crisi di pianto e poi le patatine.
A differenza delle altre sere Juan ha mangiato qualcosa, anche se dall’esterno si potrebbe dire che, da oggi, abbia iniziato una dieta vegetariana molto selettiva: solo patatine fritte.
(oggi niente foto perchè non ho la forza fisica di metterle).

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