2×1

Ieri siamo andati nuovamente al Parque Norte con giostre e affini. Tutto sommato la giornata è andata bene, a parte qualche mugugnetto perchè su alcune attrazioni non possono salire i bambini e la chiusura della giornata dove abbiamo portato di peso una urlante, scalciante, morsicante e graffiante Mariana fino a dentro un taxi. Juan socializza con gli altri bambini, soprattutto spiegando loro cosa devono fare sulle varie giostre, aiuta gli addetti delle giostre chiudendo e aprendo le porte agli altri. Anche se la giornata è stata tutto sommato serena, si vede che questi nostri figli sono stati messi a dura prova dalla vita. Juan è sempre attento a tutto, lo sguardo serio, a tratti corrucciato, indipendente nel muoversi lontano da noi. Mariana persa, anche lei lo sguardo serio serio (sugli autoscontri, insieme, sembravano Bonnie e Clyde), segue il fratello in tutto e per tutto: sia negli spostamenti, sia nelle scelte che siano delle giostre o di cosa mangiare.
Oggi invece abbiamo fatto “l’esperienza dell’acquisto dei vestiti”, conosciuta anche come l’incubo urlante. Ci siamo recati al solito centro commerciale e abbiamo affrontato il tema “scarpe”. Siamo entrati nel Bucaramanga. Lui si è impuntato su un paio di scarpe e a noi è rimasta l’impressione che fosse una non-scelta, cioè che il criterio utilizzato fosse quello del primo paio visto. A nulla è valso il fargli considerare altri modelli, il sottolineare che altre erano simili alle mie o che fossero più belle.
Mariana, per fortuna, è un po’ più facile, o meglio, è un po’ più facile “nei gusti”: Ale ha scelto il modello e ha lasciato a lei la scelta del colore. La difficoltà è stata nel farle mettere le calze. Siamo dovuti ricorrere alla mediazione della commessa che, in spagnolo, le ha spiegato che doveva mettersele.
Juan ha provato le scarpe che ha scelto, ma erano piccoline. Così la commessa ha chiamato un altro negozio della stessa catena e ha mandato un suo collega a prendere il numero più grande. Nostro figlio non ha voluto togliersi le scarpe che aveva, nemmeno facendoglielo spiegare in spagnolo dalla commessa, probabilmente perchè non si fidava che sarebbe arrivato un altro paio.
Una volta sistemate le scarpe siamo usciti dal negozio e il personale del Bucaramanga ha tirato un sospiro di sollievo.
Siamo andati all’Atmosphere per comprare i pantaloni. Sempre con la tattica della scelta tra due, Ale ha fatto scegliere a Mariana un paio di pantaloni. In camerino Mariana ha iniziato a urlare come se la stessero scorticando viva perchè non voleva allacciarsi bene i pantaloni. Anche per questa volta non è arrivato il telefono azzurro.
Juan invece ha usato sempre lo stesso criterio di scelta: il primo. Purtroppo della sua taglia non c’era questo modello. Iniziavano già i mugugni quando la commessa interviene chiedendo se gli piaceva un altro modello e lui, serio serio, compunto, fa cenno di si con la testa.
Se li prova in camerino e poi non se li vuole più togliere. A niente servono le mie esternazioni circa la necessità di toglierli per eliminare il talloncino antitaccheggio. Alla fine ancora una volta, Santa Commessa interviene, fa togliere l’antitaccheggio e li riporta a Juan che anche da qui può uscire con i pantaloni nuovi.
Passato il pranzo, passato un interessante ritorno a casa, dopo aver sistemato la spesa in frigo e armadietti, Ale mi chiede: “dove hai messo i pantaloni di Mariana?” io: “Non ce li avevi tu?”, lei: “No, guarda sono sicura, non li avete presi voi?”
Dopo una rapida, ma esaustiva ricerca, la verità si presenta in tutto il suo fulgore: abbiamo comprato solo i pantaloni di Juan. Meno male che Mariana non li ha ancora cercati.
Questa sera i bambini erano particolarmente sereni, un po’ più… bambini. Abbiamo giocato tutti e quattro, poi Juan, per la prima volta, ha sfogliato l’album di Mariana, quello con le nostre foto che avevamo spedito a febbraio, e ha commentato ogni pagina, un po’ come se stesse leggendo, un po’ come se stesse rielaborando. La nostra riflessione è che stia collegando il passato al presente, che stia facendo i conti con la situazione attuale rispetto a quella della famiglia affidataria, che si stia rendendo conto che adesso ci siamo noi che siamo gli stessi delle foto di quell’album.
Sempre a proposito di prime volte, dopo cena per la prima volta Juan ha preso l’album da colorare che abbiamo portato dall’Italia e si è messo all’opera.
Ci sarebbe anche da raccontare delle telenovelas che i nostri figli ci hanno fatto vedere oggi… noi ridevamo di gusto e Mariana ci diceva di stare zitti (aggiungendo qualche parolaccia, giusto per sottolineare il concetto).
Dopo aver mandato a letto i bimbi c’è il momento dell’abbuffata nervosa, questa sera pane dolce, biscotti al cioccolato e succhino di vaniglia. Dopo un primo momento di calo di peso, stiamo lentamente recuperando.

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