Cristina e Vladislav

Sicuramente una delle scene che mi è rimasta più impressa del film Bianco, Rosso e Verdone è quella conclusiva al seggio elettorale, dove scrutatori, presidenti di seggio e ispettori si accapigliano sul voto, mentre a terra giace ignorata da tutti, figlio a parte, una donna.La sensazione, leggendo questo articolo è un po’ la stessa. Il rischio di accapigliarsi sul diritto all’adozione tra coppie etero/omo, single o altro, tra posizioni del Vaticano, del governo, dell’unione europea, dell’opinione pubblica è altissimo, a fronte del fatto che tale diritto non esiste. Lo ripeto, non esiste il diritto all’adozione. Esiste il diritto di tutela dell’interesse superiore dei bambini.
E questo diritto non deve essere scambiato per un’autorizzazione ad utilizzare l’adozione per “sistemare” tutti quei bambini che vivono situazioni disagiate, Chernobyl, Haiti o qualsiasi altro posto colpito da tragedie dove, a farne le spese, sono, in primis i bambini.
I bambini non sono merce il cui fine è soddisfare i nostri desideri di genitorialità, nè l’adozione è un mezzo per mettere al sicuro un bambino. L’adozione è e deve essere l’ultima ratio per dare una famiglia ad un bambino. Una famiglia! Non un atto filantropico. Non si persegue il bene ultimo di un bambino strappandolo alla sua famiglia d’origine, al suo ambiente, dal suo tessuto sociale, per salvarlo dalle radiazioni, dalle miniere, dalle bande di mercenari. Per queste cose l’aiuto (che deve esserci) deve arrivare per altre vie.
L’adozione è per sempre e ha a che fare con la famiglia, non con l’aiuto umanitario.
Non dico che nel caso dell’articolo i diritti di Vladislav non siano stati rispettati o ci siano stati vizi nelle procedure, ma sinceramente avrei preferito leggere la vicenda dal suo punto di vista, mi sarebbe piaciuto sapere se quel bambino si trovava veramente in stato di abbandono, se veramente nessuno dei famigliari o dei parenti più stretti avrebbe potuto farsene carico evitandogli un trauma ancora più forte.
Detto questo, auguro a Vladislav il meglio, ma soprattutto di poter vivere la sua vita serenamente e lontano dai riflettori, di non essere sbandierato a mo’ di esemplare raro per le cause dei grandi.

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