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2×1

Ieri siamo andati nuovamente al Parque Norte con giostre e affini. Tutto sommato la giornata è andata bene, a parte qualche mugugnetto perchè su alcune attrazioni non possono salire i bambini e la chiusura della giornata dove abbiamo portato di peso una urlante, scalciante, morsicante e graffiante Mariana fino a dentro un taxi. Juan socializza con gli altri bambini, soprattutto spiegando loro cosa devono fare sulle varie giostre, aiuta gli addetti delle giostre chiudendo e aprendo le porte agli altri. Anche se la giornata è stata tutto sommato serena, si vede che questi nostri figli sono stati messi a dura prova dalla vita. Juan è sempre attento a tutto, lo sguardo serio, a tratti corrucciato, indipendente nel muoversi lontano da noi. Mariana persa, anche lei lo sguardo serio serio (sugli autoscontri, insieme, sembravano Bonnie e Clyde), segue il fratello in tutto e per tutto: sia negli spostamenti, sia nelle scelte che siano delle giostre o di cosa mangiare.
Oggi invece abbiamo fatto “l’esperienza dell’acquisto dei vestiti”, conosciuta anche come l’incubo urlante. Ci siamo recati al solito centro commerciale e abbiamo affrontato il tema “scarpe”. Siamo entrati nel Bucaramanga. Lui si è impuntato su un paio di scarpe e a noi è rimasta l’impressione che fosse una non-scelta, cioè che il criterio utilizzato fosse quello del primo paio visto. A nulla è valso il fargli considerare altri modelli, il sottolineare che altre erano simili alle mie o che fossero più belle.
Mariana, per fortuna, è un po’ più facile, o meglio, è un po’ più facile “nei gusti”: Ale ha scelto il modello e ha lasciato a lei la scelta del colore. La difficoltà è stata nel farle mettere le calze. Siamo dovuti ricorrere alla mediazione della commessa che, in spagnolo, le ha spiegato che doveva mettersele.
Juan ha provato le scarpe che ha scelto, ma erano piccoline. Così la commessa ha chiamato un altro negozio della stessa catena e ha mandato un suo collega a prendere il numero più grande. Nostro figlio non ha voluto togliersi le scarpe che aveva, nemmeno facendoglielo spiegare in spagnolo dalla commessa, probabilmente perchè non si fidava che sarebbe arrivato un altro paio.
Una volta sistemate le scarpe siamo usciti dal negozio e il personale del Bucaramanga ha tirato un sospiro di sollievo.
Siamo andati all’Atmosphere per comprare i pantaloni. Sempre con la tattica della scelta tra due, Ale ha fatto scegliere a Mariana un paio di pantaloni. In camerino Mariana ha iniziato a urlare come se la stessero scorticando viva perchè non voleva allacciarsi bene i pantaloni. Anche per questa volta non è arrivato il telefono azzurro.
Juan invece ha usato sempre lo stesso criterio di scelta: il primo. Purtroppo della sua taglia non c’era questo modello. Iniziavano già i mugugni quando la commessa interviene chiedendo se gli piaceva un altro modello e lui, serio serio, compunto, fa cenno di si con la testa.
Se li prova in camerino e poi non se li vuole più togliere. A niente servono le mie esternazioni circa la necessità di toglierli per eliminare il talloncino antitaccheggio. Alla fine ancora una volta, Santa Commessa interviene, fa togliere l’antitaccheggio e li riporta a Juan che anche da qui può uscire con i pantaloni nuovi.
Passato il pranzo, passato un interessante ritorno a casa, dopo aver sistemato la spesa in frigo e armadietti, Ale mi chiede: “dove hai messo i pantaloni di Mariana?” io: “Non ce li avevi tu?”, lei: “No, guarda sono sicura, non li avete presi voi?”
Dopo una rapida, ma esaustiva ricerca, la verità si presenta in tutto il suo fulgore: abbiamo comprato solo i pantaloni di Juan. Meno male che Mariana non li ha ancora cercati.
Questa sera i bambini erano particolarmente sereni, un po’ più… bambini. Abbiamo giocato tutti e quattro, poi Juan, per la prima volta, ha sfogliato l’album di Mariana, quello con le nostre foto che avevamo spedito a febbraio, e ha commentato ogni pagina, un po’ come se stesse leggendo, un po’ come se stesse rielaborando. La nostra riflessione è che stia collegando il passato al presente, che stia facendo i conti con la situazione attuale rispetto a quella della famiglia affidataria, che si stia rendendo conto che adesso ci siamo noi che siamo gli stessi delle foto di quell’album.
Sempre a proposito di prime volte, dopo cena per la prima volta Juan ha preso l’album da colorare che abbiamo portato dall’Italia e si è messo all’opera.
Ci sarebbe anche da raccontare delle telenovelas che i nostri figli ci hanno fatto vedere oggi… noi ridevamo di gusto e Mariana ci diceva di stare zitti (aggiungendo qualche parolaccia, giusto per sottolineare il concetto).
Dopo aver mandato a letto i bimbi c’è il momento dell’abbuffata nervosa, questa sera pane dolce, biscotti al cioccolato e succhino di vaniglia. Dopo un primo momento di calo di peso, stiamo lentamente recuperando.

Jardin Botanique

Oggi siamo stati al giardino botanico. Mi piacerebbe poter scrivere che, dopo giorni di costrizione casa-centro commerciale, i pargoli si siano sfogati a correre, divertendosi una cifra e tornando a casa sfiniti e felici… Invece a casa siamo tornati sfiniti noi dai continui mugugni, musi e ripicche. A proposito di telenovelas: Juan ha guardato nei giorni scorsi diverse novelas, sicuramente le conosce. Certo che, alla lunga, i cartoni hanno preso il sopravvento.
A proposito di televisione: qui si ricevono 3 o 4 canali satellitari che propongono cartoni e telefilm per bambini a ciclo continuo, 24 ore su 24. Quando Juan si mette a guardare la TV, se non sopravviene alcuna forzatura dall’esterno, è capace di andare avanti dalla 6:30 alle 21:30 con brevi pause per correre al tavolo a prendere qualcosa da mangiare e tornarsene davanti alla tv. Per Mariana invece la televisione è piuttosto priva di interesse, a meno che possa essere utilizzata come strumento di provocazione.
Ah che bel quadretto che ho dipinto 🙂 Be’ comunque oggi siamo riusciti, almeno nella mattina, a schiodare JD dallo schermo e questa sera lui è andato a dormire senza troppe storie. Il viaggio di andata in taxi è stato sereno. Questa sera i bambini hanno giocato a nascondino con Ale, con Juan che aveva paura quando non riusciva a trovarla e il dinamico duo che si nascondeva sempre nello stesso armadio.
Parlando dei capricci (perchè tali sono) penso che sia il loro malessere interiore che li scatena. Anche se veniamo messi a dura prova è difficile non riallacciare dopo che la luna si è raddrizzata.
Visti gli umori mettiamo un’unica foto di Juan al giardino botanico che, per inciso, è veramente bello, peccato non essere riusciti a vederlo bene e tutto.

Altre foto e altro

Malgrado le apparenze, Ale non è sulle spalle di Mariana, in compenso Juan è veramente sulle spalle di Ale.
Frappè di fragola, fatto dai bambini (e mangiato da noi perlopiù).
Chi ha fatto questa foto? L’autoscatto, naturalmente

Aggiungo un paio di riflessioni.
La televisione è terribilmente comoda per i genitori: si prendono i figli (almeno quelli interessati), li si piazza davanti allo schermo, il tempo di accendere e rimangono incollati in catalessi lasciando liberi mamma e papà di tirare il fiato, di sistemare la casa e rimediare ai vari danni. E’ l’equivalente moderno del vecchio “box”, quella specie di gabbia imbottita dove si rinchiudevano i pargoli.
Oggi (grazie a una punizione) la televisione è rimasta spenta praticamente tutto il giorno (si è riaccesa alla sera) ed è stata una bella giornata passata tutti e quattro insieme. Ma per questo è stata anche una giornata un po’ più faticosa (più che altro per me, per Ale sono tutte faticose perchè Mariana non è interessata alla tv).
A proposito di punizioni. Non è bello, cioè sarebbe bello riuscire sempre a trovare un modus operandi per cui non ci sia uno scontro con i propri figli, fare in modo che di fronte ad un rifiuto, ad un capriccio, si riesca sempre a *puf* distrarli… in questo senso una punizione al proprio figlio è sempre una sconfitta per il genitore.
Anche gli scambi (se fai questo – che non vuoi – allora puoi fare quest’altro – che ti piace) non mi piacciono molto, suonano un po’ come ricatti, ma probabilmente è un compromesso a cui i genitori devono scendere. Sempre meglio delle punizioni.
Solo due righe sulle regole. Tutte le regole sono nel breve o nel lungo periodo a beneficio dei bambini. Se c’è un traffico caotico con moto e auto che si sfiorano a velocità folli, la regola “tenere tutte le parti del corpo all’interno del taxi” o la regola “non rotolarti per strada” sono a beneficio del bambino nel breve periodo, non si può essere flessibili: o si è genitori responsabili o non lo si è.
Le regole “se sei sporco devi lavarti” vanno nel breve a beneficio di chi ti sta vicino, ma nel lungo periodo sono chiaramente a beneficio del bambino per cui il genitore vuole una vita sana e sociale.
Poi ci sono le regole su cui si può essere flessibili: non vuoi cenare? Amen. Vuoi addormentarti sul balcone anzichè nel tuo letto? Amen. Non vuoi metterti il pigiama per dormire? Amen (te lo metto mentre dormi se ci riesco – qualcuno si divincola e si oppone anche nel sonno).

Ale:La mia piccola selvaggia, così come la chiamo io,sta facendo grandi passi. Oggi, poi, è stata proprio una bella giornata. Non facciamo grandi cose insieme, ma stiamo bene. Ah, oggi pomeriggio abbiamo comprato ai nostri bimbi un paio di occhiali da sole (chiaramente a ciascuno!) che li hanno messi anche durante il tragitto del ritorno che pioveva! Meno male che li abbiamo trovati, perchè per Juan i miei occhiali da sole erano già diventati “suoi”.
Mariana è un po’ selvatica nel suo modo di essere…forse un briciolino ha preso da me 🙂
Non mi disturba affatto dormire per terra (a dire la verità dormirei ovunque) e mi piace stare sotto la pioggia. Ma, almeno fino a quando non saranno concluse tutte le pratiche per l’adozione, vorrei evitare di farle prendere una bronchite…ma poi sì che ci faremo delle belle risate sotto la pioggia (che a lei non fa un baffo!), altro che dire “stai bene sotto l’ombrello…”
Sulla relazione che ci hanno dato c’era scritto che è una bambina socievole, che le piace disegnare ed è dominante nel gioco: mi chiedo, quale gioco, visto che non ne fa? coloricchia e fa qualche disegno, questo è sufficiente per dire che le piace? Sulla socievolezza… in mezzo alla gente è completamente spaesata, se qualcuno le parla, ad esempio la guardia del nostro residence che vede ogni giorno, volta la faccia dall’altra parte senza rispondere… socievolissima! Certo può essere anche che il cambiamento così radicale e anche doloroso abbia mandato in soffitta per un po’ questi aspetti della sua personalità.
Sicuro è che, quando vuole e sta bene, è molto dolce e una macchietta.

Tribunale

La notizia del giorno è arrivata in serata: l’avvocato dell’ente ci ha chiamato per dirci che la pratica è stata accettata dal tribunale e quindi tutti i documenti sono stati controllati e trovati in ordine. Adesso ci sono 10gg di tempo per emettere la sentenza che decreta, una volta per tutte, che siamo una sola famiglia. L’avvocato ci ha detto anche di prepararci perchè questo giudice vorrà vedere tutta la famiglia e di portare torta e coca-cola (ha chiesto proprio così) per una piccola festa.

Ri-Parque Norte

(oggi due aggiornamenti, leggete prima quello sotto). Oggi è la volta del “passo avanti”… per buona parte della giornata. I power rangers ci hanno svegliato (in persona, tutti e cinque, al suono di “Al Attaque!”) alle 7:15. La mattinata è stata tranquilla, abbiamo guardato un po’ le foto degli anni passati: dell’Alpe di Siusi, della Grecia e della Norvegia. Poi, visto che il tempo non peggiorava, abbiamo chiamato il Taxi e siamo andati al Parque Norte, il piccolo parco dei divertimenti che c’è qui a Medellin. Sul Taxi, forse merito anche di un discorsetto preventivo i bambini “angioleggiano” per tutto il tragitto.
Anche al parco le cose sono andate meglio, probabilmente perché per Juan non c’era più l’ansia di vedere e fare tutto della volta scorsa. Si è così potuto godere pienamente tutte le giostre, in particolare gli autoscontri che avrà fatto non meno di una quindicina di volte. Per Mariana invece è sempre un punto di domanda. Sembra spaesata, anche se ha espresso il desiderio di andare su qualche giostra è sempre uno stare, non un agire, un giocare.
Mangiamo al parco (nota: qui la carne è buonissima). E pure il pranzo va alla grande, i piccoli divorano voracemente patatine e wurstel e parte dei nostri piatti di carne. Juan chiede un piatto di pollo extra… subito! E che pure si mangia.
Nel pomeriggio ancora giostre e macchinine. Siamo riusciti a salire insieme sul percorso acquatico nella giungla con ippopotamo (ma forse era un coccodrillo) e elefante (ma forse era un rinoceronte) che spruzzavano acqua (che probabilmente era presa da quella lurida del canale).
Passano le cinque e ci guardiamo intorno desiderosi di un gelato e notiamo che non c’è più nessuno. Dove sono spariti tutti? Pure le giostre sono chiuse… chiediamo ad un omino e scopriamo che il parco chiude 25 minuti fa.
Chiamiamo il fido Raul tassista e ci avviamo all’uscita. Mariana che sembrava parecchio stanca, inizia a impuntarsi: non vuole stare in braccio, ma non vuole nemmeno camminare. A terra si sdraia e si rotola. Ale la trasporta recalcitrante fino al piazzale dove attendiamo il taxi tra gli sguardi incuriositi, allarmati e stupiti di passanti e presenti.
Continua a urlare per tutto il percorso in taxi dietro alle orecchie del povero Raul che con tanta pazienza e sopportazione sorrideva dicendo “non importa”.
All’arrivo a casa Mariana è esausta, non riesce più a piangere. Finalmente arriviamo a casa e finalmente le passa. Ale la prende in braccio e lei la stringe forte.
La cena va alla grande. Tutt’e due sono a tavola e tutt’e due partecipano un po’ al racconto del giorno. Resistono parecchio, finché il richiamo di “Lazy Town” dalla televisione non ci fa rimanere solo io e Ale a guardarci in faccia con la tavola pronta da sparecchiare.
È stato bello vedere oggi Juan più rilassato, meno ansioso. È stato bello vederlo che parlava con gli altri bambini sugli autoscontri, ora spiegando come dovevano muoversi, ora invitando un bambino a salire con lui, ora richiamando l’operatore perché l’automobilina si era fermata.
Questa sera invece delirio. Il momento di andare a dormire è sempre un po’ tragico. Mariana ha trovato un suo rituale che l’aiuta: prende la coperta ed esce con mamà sul balcone ad ascoltare un racconto. Juan invece vorrebbe guardare la televisione ad oltranza. Questa sera sono stato con lui, finito il cartone gli ho chiesto di spegnere la tv e di lavarsi i denti. Ha iniziato a scherzare, a dire “nonnonò”. Ho risposto allo scherzo però ho spento la televisione prima dell’inizio del cartone successivo. Lui si è messo a piangere e a mugugnare. Non ha voluto lavarsi i denti. Continuando a mugugnare. Quando io e Ale ci siamo avvicinati al letto ha iniziato a scalciare (sempre mugugnando). Sempre rifiutandosi di lavarsi i denti voleva, in modo un po’ arrogante, che gli leggessimo un racconto. Noi gli abbiamo detto che se si fosse lavato i denti l’avremmo accontentato (rimangiandoci il nervoso che un comportamento così nei nostri confronti provoca), ma lui ha continuato a mugugnare sempre più forte. L’abbiamo lasciato solo, ma lui ha cominciato a lanciare delle urla con il rischio di far svegliare la sorella.
Che fare? Impossibile condirlo o distrarlo, impossibile comunicare verbalmente. Ale ha avuto l’idea di portare in soggiorno Mariana. Lui si è alzato, ma noi l’abbiamo rimesso a letto, ha scalciato, ha tentato di pestare Ale, si è messo a piangere a dirotto, ma niente, di lavare i denti proprio non se ne parlava. Dopo un po’ l’abbiamo lasciato solo e lui si è addormentato.
Ci sono sicuramente tante cose che concorrono a questo comportamento, ma è come se si volesse auto-punire. Avrebbe potuto avere facilmente racconto e coccole, ma si è auto-escluso da questo “premio”. D’altra parte non è neanche giusto rinforzare questa modalità per interagire con noi o per chiedere le cose che vuole.

Rispondendo a Mery che dice che Davidino guarda Mariana con occhi languidi, mi sento di commentare che non invidio minimamente il pover’uomo che dovrà condividere il tetto con lei.

Ci ritorna giusto in mente, a proposito di Mariana, che ieri ha fatto il gioco della “pecueca” (la puzza dei piedi) con Raul: cercava di fargli sentire l’odore delle sue scarpine (che è tutt’altro che soave).

Note tecniche: leggiamo tutte le mail che ci scrivete, non rispondiamo direttamente perchè non ce la facciamo. La mail che controlliamo sempre è quella di gmail, quindi se volete scriverci non usate quella di libero.
Ho visto che diverse persone hanno incontrato delle difficoltà a lasciare un commento. Mi scuso perchè evidentemente non è chiaro e le istruzioni sono in inglese. In sintesi, dopo aver inserito (se si vuole) titolo, nome e indirizzo email, e aver scritto il commento è necessario prima clickare su “Preview”. Se il testo va bene così bisogna copiare il codice colorato che compare sotto al commento (da 4 a 6 lettere e numeri) nella casellina sottostante e premere “Submit”.

Finalmente Juan sul suo agognato carrito
Il dinamico duo
alieni? A volte
Ehi!
Qui potrei fare anche un pisolino, no?
La caramella è buona, ma la carta adesso dove la metto?

Integrati

Oggi é stata una giornata bella incasinata, proprio come i nostri figli. Era anche la giornata dell’incontro di verifica dell’inserimento all’ICBF. E questo é stato una delle cause dei problemi. I bambini si svegliano sempre per primi. Piú che altro é Juan che si sveglia verso le 6:30 per vedere i Power Rangers. Ci alziamo assonnati, facciamo colazione e alle 7:30 suona Mission Impossible, cioé la signora delle pulizie ARGH. E adesso?
Questa signora fa le pulizie totali-globali (potrei aggiungere anche “termonucleari” per come ci restituisce la casa) non c’é scampo in alcun locale.
Decidiamo di scendere al parchetto per aspettare la fine delle pulizie. Questo peró sconvolge tutti i rituali dei bimbi, in particolare il bagno viene rimandato!!! Giá scrivevamo di come le ripetizioni, soprattutto per la piccola, sono un potente anti-stress. L’annuncio del cambio di programma viene accolto con un netto rifiuto che si trasforma in pianti da tragedia greca quando noi ci dimostriamo fermi nel proposito di vestirli e portarli giú. Vesto Juan a forza… e di forza ce ne vuole tanta oltre a buoni riflessi e a ingegnarsi su come bloccare mani e gambe che si divincolano cercando di togliere gli indumenti giá messi. La stessa cosa deve fare anche Ale con Mariana, anche se, la piccola ad un certo punto accetta la situazione. Al parchetto Mariana gioca, piú o meno tranquilla, mentre Juan rimane seduto imbronciato cercando ora di togliersi la maglietta ora di farsi male. Pian piano (ma molto piano) gli passa. Verso le 10 risaliamo in casa. L’incontro é alle 14:00, il taxi dovrebbe arrivare alle 13:20, quindi la tabella di marcia é abbastanza serrata.
Juan diventa serio serio e terribilmente preoccupato. A nulla servono le nostre tranquillizzazioni. Verso le 11:00 vuole vestirsi a tutti i costi pronto per l’ICBF.
Salta il pranzo a mezzogiorno e dopo l’ennesimo confronto con pianti e strepiti non ricordo piú per cosa, si addormenta esausto sul divano. Alle 13:20 dobbiamo svegliarlo per andare a prendere il taxi. Rimane silenzioso, teso e corrucciato per tutto il tragitto.
All’ICBF i bambini vengono allontanati e noi, l’interprete e l’assistente sociale ci chiudiamo in una saletta. Seguono un po’ di domande su come é andata da venerdí ad oggi, se vogliamo altro tempo (NO!) o se siamo sicuri e vogliamo fino in fondo questi bambini. CERTO!
L’assistente sociale ci dice anche che i bambini si stanno legando molto a noi: all’incontro di settimana scorsa le hanno riferito che Juan ha passato tutto il tempo fuori con l’orecchio attaccato alla porta preoccupato. Per questi bambini, ogni volta che si entra in uno di questi edifici vuol dire un cambiamento totale di vita… la preoccupazione é piú che comprensibile.
L’assistente sociale é anche soddisfatta dei vari progressi e ci pare un po’ sorpresa che i bimbi non abbiano ancora imparato una parola di italiano.
Juan, che verso la fine dell’incontro riesce a sgattaiolare all’interno, viene sottoposto ad una sorta di interrogatorio in merito. Lui, giustamente intimorito, si rifugia in braccio a me e fa scena muta tranne qualche cenno col capo.
Usciamo e lui é decisamente piú rilassato. Chiediamo all’interprete di spiegare a Juan che prima di andare a Bogotá e poi in Italia ci sono ancora parecchi giorni e soprattutto il perché.
I viaggi in taxi sono molto faticosi per Ale. Di solito lei sta dietro tra le due piccole pesti cercando di fare in modo che Mariana stia seduta e lasci in pace l’autista e che tutt’e due tengano testa e arti vari non fuori dal finestrino. Quando scendiamo al centro commerciale per fare la spesa lei é stanchissima e rabbrividisce all’idea di affrontare i nostri bimbi in gelateria. Andiamo a fare la spesa e cediamo alla richiesta dello yogurth con il pupazzetto cosí facciamo merenda nel corridoio del centro. Purtroppo Juan non ha dimenticato che avevo detto del gelato e inizia un nuovo mugugnamento per buona parte del ritorno a casa.
Per la restante parte invece pretende di essere preso in braccio, ripetutamente, piangendo (e anche pestando i piedi). Capisco che questo é un capriccio a metá: dopo la promessa mancata, dopo i rifiuti di tutte le richieste al supermercato, ha bisogno di un segno d’affetto, ma con una dozzina di kg di zaino, proprio non mi é possibile soddisfare la sua richiesta.
Arrivato a casa si toglie camicia, scarpe e pantaloni in soggiorno e si rifugia nella sua stanza a veder la tv.
Gli dico che quando gli sará passata, deve recuperare i suoi vestiti. Il tempo passa e giustamente Ale mi fa notare che passata o no, adesso sarebbe anche il momento di mettere un po’ in ordine. Vado in cameretta a cercare di convincere il riottoso e dopo una furiosa lotta a colpi di “no” e “spengo la tv” che finisce con il distacco forzato della spina della televisione i pianti di fanno disperati. In poco tempo sono peró ridotti a qualche singhiozzo. Juan si avvicina, prima con la testa, poi con tutto il resto e mi finisce in braccio stringendomi forte.
Malgrado la giornata, riusciamo a cenare tutti insieme quasi serenamente. Come giá ieri riprendiamo la giornata raccontando le cose belle e quelle dove… c’é spazio di miglioramento.
L’interprete, dopo il colloquio, mentre le spiegavamo le nostre difficoltà nel fare osservare la regola di stare a tavola, ci ha spiegato che qui non si usa stare a tavola insieme. Uno arriva, prende da mangiare, si siede, mangia e quando ha finito mette il piatto nel lavandino e se ne va.
Credo che questo sia significativo della portata dei cambiamenti che Juan e Mariana stanno affrontando in questi giorni: anche le cose più elementari, più scontate, più primarie hanno regole differenti.
D’altro canto penso che forse non è così male sapere questa cosa dopo che abbiamo stabilito le regole (e che cerchiamo di farle osservare). Se l’avessimo saputa prima probabilmente saremmo stati condizionati, più flessibili, ma forse avremmo fatto più fatica nel tempo.

Una bella giornata

Certo che é sempre difficile. Se uno si facesse prendere dallo sconforto (e a volte lo sconforto ti prende) verrebbe da pensare che per ogni passo avanti ce ne sono due indietro. Se da una parte le crisi isteriche “acute” sembrano essere superate, dall’altra, per Juan, si é acuito il capriccio, il mugugno. Mentre per Mariana rimane la modalità del rifiuto delle cose nuove, anche se, dal primo giorno, sono stati fatti enormi progressi.
Ieri siamo stati al centro commerciale (sì non é che ci siano molte alternative senza ricorrere al taxi: parchetto o centro commerciale). La spesa é andata ragionevolmente bene, ma fuori, nei corridoi del centro, é stato un continuo correre, buttarsi per terra, inzigarsi tra di loro. Dopo pranzo siamo andati a prendere un gelato a Crepes & Waffles (a proposito sono buonissimi)… ma evidentemente abbiamo raggiunto il tempo limite: hanno iniziato a fare quello che volevano senza ascoltarci, poi chiedevano di andare in bagno, poi si rotolavano sul pavimento, caragnava uno, poi rideva, poi iniziava l’altro. I genitori, a parte commentare “adesso facciamo pagare il biglietto”, per il numeroso e attento pubblico, avevano una forte voglia di a) amministrare un paio di sberle e b) di portarli immediatamente a casa. Per a) hanno resistito, mentre per b) purtroppo i gelati erano stati giá ordinati.
Anche l’uscita e il ritorno a casa sono stati deliranti. C’é qualcosa nello stare fuori casa che evidentemente destabilizza i nostri figli.
L’altro grosso problema, sicuramente maggiore é il rapporto con Juan. Lui si riferisce solo a me, a parte sporadici eventi, si sottrae alla mamma. Questo fa sì che per convenienza e sopravvivenza piú che una famiglia siamo due coppie: Ale-Mariana e Max-Juan. Se aggiungiamo che tra fratelli non giocano, non hanno interessi in comune e la maggior parte delle interazioni tra di loro consiste in imprecazioni (“Ahi Maria!” e “Mariana, AAAHH!”), spintoni o nello strapparsi le cose di mano, il quadro é foschetto.
Fine di serata con lotta sul letto di Juan a colpi di coriandoli… dove abbiamo trovato i coriandoli? Non avevamo scritto che abbiamo regalato due forbicine ai pargoli?

Questo era ieri, oggi è il giorno del passo in avanti. Sarà forse che ieri sera non abbiamo rotto nessun tavolo di cristallo solo per la mancanza della materia prima (grazie Baeti), sarà che il tempo sta facendo il suo dovere, sarà che noi quattro ci stiamo mettendo del nostro, comunque oggi è andata decisamente bene.
Ale ha individuato una tattica eccezionale contro i mugugni di Juan: non lo prende sul serio, gli fa il solletico, lo prende in giro. I mugugni durano qualche secondo nel vortice di questa “terapia” e sono subito sostituiti da risa e l’umore cambia.
Era un po’ di tempo che volevamo fare un dolce con i bambini, sia perché tra tutto lo stress e i vari sovraccarichi non abbiamo ancora propriamente festeggiato il compleanno di Juan, sia perché sull’album c’è la foto di Mamma Ale che fa la torta al cioccolato e i bambini ce l’hanno chiesta. Quando ci siamo accorti che il forno è fake ci siamo un po’ scorati, fino a che, ieri, non ci è venuta l’idea di fare un salame di cioccolato… Così questa mattina ci siamo messi all’opera, senza bilancia, con Mariana che sbriciolava un biscotto e se lo mangiava anziché lasciarlo nella terrina, con Juan che mescolava (e che bene!) uova, zucchero, cioccolato fuso, burro… insomma sembrava la succursale colombiana della Bistefani. Tutti d’amore e d’accordo compresi. Per sopperire alla mancanza della carta da forno/carta stagnola, abbiamo messo tutto in un piatto fondo per fare uno zuccotto.
Verso le 11:00 ci siamo fatti venire a prendere dal Taxi e siamo andati al “Parque Explora” un museo interattivo molto divertente. Ci sono 5 sezioni di cui una all’aperto, con vari giochi didattici sulle varie leggi della fisica. Le altre sezioni sono: computer, la vita, geologia e fisica. Siamo stati parecchio nella sezione all’aperto con Juan che correva a destra e a manca per provare tutto, poi abbiamo mangiato nel baretto del parco (i tempi sono luuuuunghi, pazienza, mi raccomando, sì ma come fai a spiegare ai bambini che ci vuole pazienza e che se le patatine tanto agognate arrivano per ultime non è un torto personale?).
Dopo mangiato abbiamo provato ad entrare nella sezione dei computer, ma ci hanno detto che probabilmente non sarebbe stata molto di interesse per i bambini e ci hanno dirottato verso le sezioni di geologia e della vita. Appena entrati in “geologia”, Juan e Mariana sono stati reclutati per mansioni paleontologhe: recuperare il maggior numero di ossa di dinosauro in due vasche piene di sabbia bianca.
Così abbiamo visto anche come Juan e Mariana si relazionano con gli altri bambini. Mariana sembra completamente spaesata, non sembra abituata ad ascoltare gli altri, un po’ come se non riuscisse a giocare, come se fosse solo una bambolina da ammirare.
Juan invece ci ha stupito per come “socializza”. Ad esempio mentre stavano giocando, è entrato un bambino che si è avvicinato. Juan gli ha spiegato cosa doveva fare e poi è andato dall’addetto/animatore a chiedere la paletta per il bambino nuovo.
Purtroppo si vede tutta la sua ansia, in entrambe i padiglioni abbiamo rifatto il giro non so quante volte, quasi di corsa, schiacciando bottoni e girando manopole e passando alla macchina successiva, a volte saltandone diverse. Ci vorrà tempo, ma alla fine anche tu ti rilasserai!
Alla fine i bambini erano stanchissimi, Mariana che pur di portare la bottiglia della bibita a Juan combatteva strenuamente contro il sonno e camminava strisciando i piedi.
A casa abbiamo fatto una bella pastasciutta al ragù e poi, evitando un paio di incidenti diplomatici, siamo riusciti a portare in tavola la torta-salame di cioccolato. Juan era contento e impaziente di mangiare la torta, tanto che ha voluto portarla in tavola insieme alla pastasciutta. Ma poi in due occasioni è scattato per un nonnulla e, piangendo, si è rifugiato in cameretta, sul letto. In tutt’e due i casi Ale è riuscita a “recuperarlo” e ci è sembrato un po’ come se cercasse (inconsciamente) di dimostrare che lui non era degno di una cosa così bella, così buona, così desiderabile e fatta con amore da tutta la famiglia per lui.
Finalmente, una volta tutti a tavola di nuovo, Juan ha messo le candeline, le ha accese con cura e solennità, gli abbiamo cantato “Cumpleaños Feliz”e lui ha soffiato, sembrava al settimo cielo. E ha continuato anche tagliando la torta. Ha voluto mettere una candelina su ogni fetta e ha preso dei tovagliolini da mettere tra torta e piattino sotto ad ogni fetta…
Poi è arrivato il momento di andare a letto. Mariana è molto ripetitiva, probabilmente perché le cose ripetute le danno sicurezza; così sono ormai 3 sere che vuole andare sul balcone con mamma e coperta, stare lì abbozzolata e ascoltare magari una storia (possibilmente sempre la stessa) raccontata da Ale. E questa sera si è addormentata di botto sul balcone.
Juan invece non voleva saperne di dormire, per non parlare di lavarsi i denti e fare pipì. Alle fine Ale (ancora lei!) ha avuto l’intuizione che volesse addormentarsi nel soggiorno con le coccole di mamma e papà. Dopotutto perché alla sorella viene riservato questo trattamento “speciale” e a lui no? Infatti in pochi minuti russava già con il rumore dell’allegro boscaiolo.
È un rapporto complesso e complicato quello che lega i nostri bambini tra loro e di sicuro questa situazione nuova, inusuale e talvolta frustrante, non semplifica certo.
Già ieri abbiamo provato, ma questa sera ci siamo riusciti un po’ di più: a tavola ri-raccontiamo la giornata trascorsa. L’idea è che così da una parte li coinvolgiamo nello stare insieme al di là del cibo (cercando di tenere Juan lontano dalla televisione, offrendogli un’alternativa), dall’altra crediamo che così sia più facile rielaborare il nuovo stato famigliare, apprezzare in questa nuova situazione quali sono stati i momenti belli.
Ancora una volta però il limite della lingua si fa sentire. Anche se ormai i nostri figli iniziano a capire qualcosa dell’italiano, sicuramente perdono un sacco di particolari, che, soprattutto nel caso di Juan David, possono servire.
Solo una precisazione per tutti quelli che ci hanno scritto che nelle foto sembriamo così sereni e sorridenti… be’ quando siamo neri inc***ati non abbiamo molta voglia di fotografarci e quando i nostri figli fanno i capricci la voglia di fare una foto c’è, ma solo per conservarla per la loro morosa/o … la vendetta è un piatto da servire freddo 🙂
Scherzi a parte grazie di cuore a tutti, veramente tutti quelli che ci scrivono e che ci sono vicino in quest’avventura speciale. Siete tutti sempre nel nostro cuore!

Circo Orfei? … tzè!
Mescolo io!
Mescolo io!!
Qui fa caldo, non piove mai, tranne quando prendiamo il taxi per andare da qualche parte.
Non è la nebbia padana, ma una buona imitazione
Nebiün!
Ohhh
Giuriamo, non abbiamo cercato di incatenarlo!
CI-BO!!
Paletta e caschetto – paleontologo perfetto
Sembra un night, ma è sempre il museo
All’opera!
Quanto tempo è stato così in ammirazione della SUA torta di compleanno? Buon Compleanno Juan!
Secondo round

Festa del papà … e che festa!

Oggi qui si celebra il giorno del papà ed è stata una vera e propria festa. Cioè non nel senso tradizionale con torta e regali, ma perché in qualche momento ci siamo persino rilassati. Scherzi a parte oggi i nostri figli ci hanno regalato tante belle emozioni. Dopo un lungo tira e molla sulle magliette nei giorni scorsi, Mariana finalmente ha scelto, in piena autonomia, una maglietta di quelle che le abbiamo portato noi (e gongolava in giro mostrandola a tutti).
Juan, dopo avermi sbaciucchiato e coccolato per tutta la mattina, questa sera, a tavola ha dato il primo bacio ad Ale! Considerato il rapporto di Juan con la mamà-ah è un Evento: mamà-ah si è sciolta in brodo di giuggiole. Io e Ale eravamo in soggiorno che finivamo di mangiare la frutta, mentre i bambini erano in cameretta, pure loro a mangiare la frutta (si, lo so, bisogna mangiare a tavola, ma … anche noi ogni tanto dobbiamo tirare il fiato). Ha iniziato Mariana ad arrivare di corsa con il suo sorriso disarmante e gli occhioni radiosi portandoci uno spicchio di mandarino a testa. Noi l’abbiamo ringraziata e le abbiamo dato in cambio uno spicchio dei nostri. Lei tutta orgogliosa, è corsa nuovamente in camera con l’entusiasmo e la corsa impacciata che solo i bambini di questa età possono avere. Sentiamo che dice a Juan quello che è successo e… dopo pochi secondi arriva di corsa anche Juan con un sorrisone e due spicchi di mandarini per mamà e papà. Dopo aver dato lo spicchio a me insieme a un bacio, si rivolge ad Alessandra e fa lo stesso: spicchio e bacione!
I nostri figli (quando la luna è buona) sono iper-adorabili: generosi, affettuosissimi, ci coccolano, ci imboccano, ci fanno assaggiare le loro cose. Probabilmente dev’esserci una sorta di equilibrio cosmico per cui, quando la luna non è buona… be’ avete capito.
Sempre Juan oggi ha preso in mano l’album che gli avevamo spedito dall’Italia e ha deciso di attaccare le foto che abbiamo portato per lui del suo compleanno e della preparazione delle valige.
Oggi ci sono stati anche bei momenti tutti e quattro insieme: mentre i bambini incollavano le foto, mentre facevamo le bolle di sapone sul balcone (Milena, grazie per la ricetta, funziona!).
Anche se è un giorno di festa, ed il trend è più che buono, anche oggi abbiamo avuto motivi di scontro (o forse è meglio dire che Mariana ha avuto motivi di scontro con noi). La prima crisi tornando dal centro commerciale perché non voleva tirarsi giù la maglietta sulla pancia e il tempo minacciava pioggia con un forte vento.
È vero che i centri commerciali rovinano le persone, di solito però hanno un effetto di inebetimento. Comunque questa crisi è durata relativamente poco perché Ale è riuscita a fare una magia (almeno per quello che ho capito io, perché fino a un momento prima Mariana gridava e scalciava e l’istante dopo era tranquilla in braccio). (Ale dice che la magia l’ha fatta Mariana).
La seconda prima di cena perché non voleva venire a tavola… nelle nostre preghiere serali ce n’è una dedicata alla non-esistenza del telefono azzurro colombiano. Se dovesse esistere non vedrete più aggiornamenti del blog… mi raccomando portateci delle arance.
Anche questa crisi è finita in maniera strana, cioè dopo che Mariana si è esaurita a sgolarsi (proprio non aveva più fiato), è stata lei a “riagganciare”. Ha voluto andare sul balcone, Ale le è stata vicino e Mariana ha iniziato subito a rispondere alle coccole e a giocare. È andata in camera a prendere la coperta e l’ha portata sul balcone da una commossa Ale e gliel’ha data e si è avvolta imbozzolandosi insieme.
Mariana ha deciso che questa sera si dormiva in soggiorno e così, con la porta finestra socchiusa ha ascoltato la storia che Ale le raccontava e poi, preso il foglio, ne ha “lette” ben tre alla sua mamà-ah. Anche in questi splendidi momenti riesce comunque a conservare il suo carattere selvaggio e ribelle: una volta addormentata si ribellava con movimenti bruschi e cipiglio imbronciato quando si cercava di metterle il pigiama (infatti adesso è nel suo letto con jeans e maglietta).
Juan sfida molto, è impazientissimo, bisogna convincerlo a fare le cose di base (lavarsi i denti, andare in bagno, mangiare). Però oggi c’è stato solo qualche mugugno e un accenno di crisi che è sfumato subito. Pensiamo che quando siamo in giro lui non stia proprio benissimo, infatti chiede di tornare a casa non appena abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Oggi era in paranoia prima perché voleva le patatine fritte (sfido a trovare un locale all’interno di un centro commerciale qualsiasi dove non servano patatine fritte), poi perché voleva tornare a casa.
Insomma, siamo contenti. Ah, sì, la festa è stata festeggiata con una torta al bocadillo!
(Oggi niente foto perchè è quasi mezzanotte e abbiamo un sonno biscio).